Sbarchi: ancora morte nel Mediterraneo
Sarà un’estate di morte e si sgomento: gli ultimi sbarchi evidenziano la malvagità di faccendieri senza scrupoli.
Un peschereccio con a bordo 600 persone e circa 45 cadaveri è stato soccorso nella notte di domenica 29 giugno da mezzi della Marina militare nel Canale di Sicilia. Stipati in una parte angusta del barcone, i migranti, probabilmente tutti uomini, sono morti per «probabile asfissia e annegamento», come ha dichiarato il personale medico che ha ispezionato la stiva del natante durante le operazioni di soccorso. «L’asfissia è una delle ipotesi, lo ha detto anche il medico legale – conferma il capo della Squadra mobile di Ragusa, Antonino Ciavola – ma fino a quando non saranno completati gli esami autoptici sono solo supposizioni». L’imbarcazione è stata presa a rimorchio ed è arrivata martedì pomeriggio nel porto di Pozzallo, nel Ragusano. Ma è stato più difficile del previsto il recupero dei cadaveri. Le salme sono tutte accatastate nella sala macchine del natante, che ha avuto anche un cedimento strutturale. «Accatastati l’uno sull’altro, come all’interno di una fossa comune, che ricorda Auschwitz», conferma Ciavola. Tra gli altri c’è anche il sindaco di Pozzallo, Luigi Ammatuna, che, dopo aver lanciato l’allarme su dove collocare i corpi, assicura: «Abbiamo trovato una sistemazione dignitosa: saranno ospitati in una cella frigorifera univa, quella della Protezione civile di Ragusa».
Lasciati morire e picchiati perché volevano uscire dalla stiva
Scafisti senza scrupoli dalle cui intercettazioni emergono racconti raccapriccianti: qualcuno decideva chi doveva vivere e chi doveva morire. Intercettazioni tra scafisti confermate anche dal racconto dei naufraghi: chi usciva dalla stiva veniva picchiato a sangue e costretto a tornare sotto.
Arrestati 53 scafisti a Pozzallo nel 2014
Fino ad oggi, solo nel 2014 sono stati arrestati 53 scafisti dalla polizia giudiziaria a Pozzallo e sono in corso numerose attività di collaborazione tra le squadre mobili siciliane al fine di permettere scambi informativi utili per gestire indagini sul traffico di migranti dalle coste libiche a quelle italiane. Inoltre il servizio centrale operativo sta coordinando le diverse squadre mobili siciliane e nazionali per attivare un’eventuale rete di assistenza di questi migranti una volta sbarcati in Italia.