A Roma la prima assemblea del Pd dopo le dimissioni da premier di Renzi, in seguito al risultato del referendum costituzionale. Il segretario ha annunciato che non ci sarà nessun congresso prima dei tempi previsti. Sulla legge elettorale, propone Renzi, si riparta dal Mattarellum. E per quanto riguarda il partito: nessuna resa dei conti ma un deciso cambio di passo. I lavori sono iniziati,con oltre un’ora di ritardo, con l’Inno di Mameli, l’applauso al nuovo premier Gentiloni e allo stesso Renzi. Sul palco la scritta «Ripartire dall’Italia».
Renzi: «Le nostre riforme non puzzano e resteranno»
«Vorrei che questa fosse l’assemblea di un’analisi seria e appassionata di quanto accaduto» ha detto Renzi prendendo la parola. Le unioni civili, la legge contro il caporalato sono i provvedimenti simbolo citati dall’ex premier per rivendicare la sua azione di governo. Insieme agli interventi tempestivi dopo il terremoto e all’Expo. «Le nostre riforme non puzzano, resteranno e segnano la grandezza del Partito Democratico- ha detto – ma i mille giorni sono il passato remoto di questo paese, noi non siamo per l’amarcord. Ma a chi ci ama e chi ci detesta, a chi ha votato sì o no, dico che la politica non è gridare più forte ma accettare la sfida del cambiamento.
L’analisi: «Abbiamo straperso. Abbiamo fatto bene le slide ma non abbiamo ascoltato»
«La bocciatura delle riforme è un dato di fatto netto, oggettivo. Il no così forte bloccherà, per anni, qualsiasi ipotesi di riforma» dice il segretario. Poi lancia la palla nel campo avversario. «Ora aspettiamo le proposte di riforma del fronte del No, eravamo a un passo dalla Terza Repubblica e invece rischiamo di tornare alla Prima, senza la qualità della classe dirigente della Prima Repubblica». «Abbiamo straperso – ha aggiunto – il 41% in un referendum è una sconfitta netta. Abbiamo perso al Sud perché il nostro approccio è stato troppo vicino al notabilato. Abbiamo perso tra i giovani e tra i quarantenni» Il problema, secondo Renzi, è stata la mancanza di empatia del governo con il paese, non abbiamo saputo coinvolgere le forze vive. «Abbiamo dimostrato di fare bene le slide ma non abbiamo ascoltato il dolore delle persone. Ho sbagliato a politicizzare il referendum. Non ho visto la politicizzazione in agguato. Da un lato avevamo i voti di fiducia al Senato, dall’altro 19milioni di persone che hanno detto “Basta”. Ma il No non è una proposta politica omogenea». La strada tracciata è quella di ammettere la sconfitta e imparare dagli errori, secondo Renzi. Nessuna rivendicazione, vendetta.
Nessun congresso anticipato
Poi le scelte per il futuro. Riorganizzazione e cambio di passo ma nessun congresso anticipato. «Il congresso sarebbe stata la scelta migliore -secondo Renzi- ci ho pensato dal giorno dopo». Nel ripercorrere i giorni del dopo sconfitta io segretario Pd si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa. « Ho visto atteggiamenti sopra le righe. Dire che con me si rischia la deriva di un uomo solo mi ha fatto male. Vedere persone del mio partito che festeggiavano le mie dimissioni ha ferito il senso di appartenenza a questa comunità. Ma la prima regola del nuovo corso è accettare l’idea di rispettare tempi e regole che ci siamo dati. Rispetteremo le scadenze statutarie, faremo il congresso nei tempi previsti. Nessuna resa dei conti nel Pd. La segreteria deve essere più plurale e autorevole. Dobbiamo cambiare passo. I nostri sindaci devono essere coinvolti di più». A questo proposito, arriva la richiesta a Beppe Sala di riprendere il suo posto dopo l’autosospensione per l’avviso di garanzia.
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Nessun tour organizzato
Nessun tour organizzato assicura Renzi che dice: «Vorrei essere capace di lavorare in modo meno organizzato. Voglio fare l’allenatore più che il giocatore. Verrò a cercarvi uno per uno, per fare un partito forte. Il mese di gennaio sarà un lungo mese di ascolto. Il 21 ci sarà una giornata di mobilitazione di tutti i circoli, riorganizzeremo anche la nostra presenza in rete». «Ho avuto voglia di mollare ma so che c’è un patto con voi. Nessuno ha il diritto di abbandonare, di dire “scendo qui perché mi sono stancato”». Un discorso, quello di Renzi, apprezzato dal premier Gentiloni che twitta: «Bel discorso di @matteorenzi per un #pd forte che riparte dall’Italia. Con ambizione e responsabilità».
Legge elettorale: «Ripartiamo dal Mattarellum»
Sulla legge elettorale, poi, Renzi rilancia il Mattarellum. «Una proposta fatta di un articolo, c’è solo bisogno di sistemare i collegi. Se gli altri partiti vogliono dire di sì, lo facciamo subito e basta. Lo chiedo a Forza Italia, alla Lega Nord, alla nostra sinistra che si sta riorganizzando. E guardo con interesse a quanto sta facendo Giuliano Pisapia»